Conciliazione Vita-Lavoro
Definizione
La conciliazione vita-lavoro è un concetto ampio che indica il bilanciamento equilibrato di lavoro e vita privata.
Il riconoscimento di tale esigenza prende forza nel Regno Unito e negli Stati Uniti fra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, quando il significativo aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro pone il tema al centro delle rivendicazioni dei movimenti dei lavoratori e del dibattito pubblico. In particolare, la conciliazione vita-lavoro appare fortemente connessa con il tema della genitorialità, ed in particolare della maternità: i congedi parentali, la diffusione del part-time e la rimodulazione dell’orario di lavoro nascono come strumenti per consentire alle donne di mantenere l’occupazione e conciliarla con i nuovi impegni di madre.
Nei decenni seguenti, il perimetro della conciliazione vita-lavoro si è ampliato: da una parte, l’introduzione dei congedi di paternità e di quote di congedo parentale dedicate ai padri contribuiscono a riequilibrare il ruolo di entrambi i genitori all’interno del nucleo. Inoltre, il tema non è più considerato un’esigenza esclusiva dei genitori, ma un diritto di ciascun lavoratore, per cui si tende a parlare di equilibrio vita-lavoro (in inglese work life balance), più che di conciliazione.
Lo sviluppo tecnologico e la diffusione di strumenti e modalità di lavoro agili, inoltre, hanno trasformato e stanno trasformando i tempi e gli spazi di lavoro, aprendo nuove opportunità e nuove sfide (ad esempio, la tutela del cosiddetto “diritto alla disconnessione”).
Normativa europea ed italiana
L’Unione Europea è intervenuta con forza sul tema, soprattutto negli anni più recenti.
Nel 2016, una risoluzione del Parlamento Europeo ha definito la conciliazione tra vita professionale, privata e familiare un “diritto fondamentale di tutti, con misure che siano disponibili a ogni individuo, non solo alle giovani madri, ai padri o a chi fornisce assistenza”.
Facendo seguito a questa risoluzione, nel 2017 Parlamento, Commissione e Consiglio hanno firmato il Pilastro europeo dei diritti sociali, che dedica l’articolo 9 al work-life balance (tradotto in italiano “equilibrio tra attività professionale e vita familiare”), riconoscendo il diritto ai genitori e alle persone con responsabilità di assistenza a un congedo appropriato, modalità di lavoro flessibili e accesso a servizi di assistenza, e riconoscendo la necessità che uomini e donne abbiano pari accesso a tali istituti, perché ne usufruiscano in modo equilibrato.
Infine, nel 2019 Consiglio e Parlamento hanno approvato una direttiva sul tema del work life balance, individuando standard minimi armonizzati fra gli Stati membri: in particolare, si richiede l’introduzione di dieci giorni di congedo di paternità, la garanzia di almeno quattro mesi di congedo parentale, di cui almeno due personali (non trasferibili all’altro genitore), cinque giorni di congedo per lavoratori con responsabilità di cura, diritto per i genitori di figli piccoli di richiedere flessibilità sulle modalità lavorative.
In Italia, le più recenti innovazioni normative seguono due direttrici fondamentali: da una parte, si intende incoraggiare il coinvolgimento dei padri nel ruolo genitoriale, con l’introduzione, benché graduale del congedo di paternità, retribuito al 100% (inizialmente introdotto nel 2016 un solo giorno, aumentato a due giorni nel 2017, a quattro nel 2018, cinque nel 2019 ed infine a sette dal 2020). I dati sull’utilizzo di tale istituto, tuttavia, suggeriscono una diffusione ancora scarsa e selezionata, nonostante l’obbligo di legge (INPS, 2017). Dall’altra parte, si è inteso ampliare i diritti delle lavoratrici e lavoratori genitori, riconosciuti dal Testo unico in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità del 2001, a categorie di lavoratori inizialmente non incluse (ad esempio lavoratrici autonome e lavoratrici iscritte alla gestione separata) ed aumentare le possibilità di flessibilità nell’utilizzo degli istituti di tutela (introducendo la possibilità di usufruire del congedo parentale in modalità oraria, di trasformare il proprio rapporto di lavoro in part-time in alternativa alla fruizione del congedo parentale o di posticipare, previa autorizzazione del medico, l’astensione obbligatoria di maternità interamente dopo il parto).
Un altro strumento fondamentale di conciliazione vita lavoro è l’offerta di servizi di cura. Focalizzando l’attenzione sull’offerta di servizi per la prima infanzia, ed in particolare sugli asili nido, l’Italia si colloca ben al di sotto del target che l’Europa aveva fissato per il 2010 (33% di copertura), con un’offerta che può raggiungere solo il 25,5% dei potenziali utenti, con significative disparità territoriali e costi per le famiglie che rappresentano il primo motivo di rinuncia al ricorso al servizio (ISTAT, 2020). D’altra parte, la spesa che l’Italia dedica ai servizi per la prima infanzia è significativamente inferiore alla media europea e alla media OCSE sia in percentuale rispetto al PIL sia per bambino (OECD Family database). Questi ostacoli comportano che i bambini italiani frequentino meno l’asilo nido dei loro coetanei europei e siano più spesso affidati a forme di cura “informali”, nonostante la letteratura sottolinei i benefici in termini di sviluppo cognitivo e non cognitivo e di riduzione delle disuguaglianze di un ricorso più diffuso a servizi di cura formali di qualità (Biroli et al., 2017).
Cosa dicono i dati
Informazioni sulla conciliazione vita-lavoro sono raccolte dall’OCSE per l’elaborazione del Better Life Index, di cui la Work Life Balance rappresenta una delle undici dimensioni rilevate, e, in Italia, dall’ISTAT per l’elaborazione del BES, in cui la conciliazione dei tempi di vita e lavoro rientra fra i domini individuati dalla terza dimensione del benessere.
In particolare, l’OCSE dedica alla conciliazione due indicatori, che descrivono la disponibilità di tempo libero e di cura della propria persona e percentuale di dipendenti con una giornata lavorativa molto lunga; nella classifica che ne deriva, l’Italia occupa la posizione più alta dopo i Paesi Bassi, trainata dal numero di ore dedicate al tempo libero e alla cura personale (16,5 a fronte di una media OCSE di 15, il dato più alto). Tuttavia, gli indicatori selezionati dall’ISTAT per la costruzione del BES, non restituiscono una figura altrettanto positiva (ISTAT, 2019). L’ISTAT descrive la dimensione “Lavoro e conciliazione dei tempi di vita” utilizzando 14 indicatori (tasso di occupazione, di mancata partecipazione al lavoro, trasformazioni da lavori instabili a lavori stabili, occupati in lavoro a termine da almeno cinque anni, dipendenti con bassa paga, occupati sovra-istruiti, tasso di infortuni mortali e inabilità permanente, occupati non regolari, rapporto tra tassi di occupazione delle donne con figli in età prescolare e delle donne senza figli, occupati che svolgono più di 60 ore settimanali di lavoro retribuito e/o familiare, asimmetria nel lavoro familiare, soddisfazione per il lavoro svolto, percezione di insicurezza dell’occupazione, part time involontario): in questo caso, la descrizione è più focalizzata sul mercato del lavoro, in cui emergono maggiori difficoltà e divari negativi in Italia rispetto agli altri paesi europei, con la possibilità di evidenziare in particolare il peggioramento della situazione lavorativa delle donne rispetto agli uomini e delle donne con figli rispetto a quelle senza figli. L’ultimo rapporto disponibile è riferito prevalentemente ai dati 2018; le prime evidenze sul 2020, caratterizzato dalla riorganizzazione della vita lavorativa, scolastica e familiare dovuta alla crisi pandemica da COVID-19, suggeriscono che i dati non potranno che peggiorare (Del Boca et al., 2020). D’altra parte, si può sperare che il massiccio ricorso al lavoro agile e la discussione pubblica che si è aperta sull’argomento portino ad una fruizione più diffusa e consapevole di tale strumento, che appare una strada promettente non solo per la conciliazione, ma anche per un aumento della produttività e della soddisfazione lavorativa (Angelici e Profeta, 2020).
Riferimenti bibliografici
- Angelici M. e P. Profeta (2020), “Smart Working: Work Flexibility without Constraints”, CESifo working paper, 8165.
- Biroli P., D. Del Boca. J. J. Heckman, L.P. Heckman, Y. K. Koh, S. Kuperman, S. Mokdan, C. D. Pronzato e A. L. Ziff (2018), “Evaluation of the Reggio Approach to Early Childhood Education”, Research in Economics, 72(1), 1-32.
- Del Boca D., N. Oggero, P. Profeta e M. C. Rossi (2020), “Women’s and men’s work, housework and childcare, before and during COVID-19”, Review of Economics of the Household, 18, 1001–1017.
- INPS (2017), XVI Rapporto Annuale, Roma, INPS.
- ISTAT (2019), Rapporto BES 2019: Il benessere equo e sostenibile in Italia, Roma ISTAT.
- ISTAT (2020), “Offerta di asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia. Anno educativo 2018/2019”.
Suggerimenti di lettura
- Angelici M. e P. Profeta (2020), “Smart-working: work flexibility without constraints”, CESifo Working Paper, 8165. https://ssrn.com/abstract=3556304
- Martani P. (2021), “Biophilic workplace: 5 ragioni per cui dovresti portare la natura nel tuo ufficio”, Forbes, 18 gennaio. https://forbes.it/2021/01/18/biophilic-workplace-5-ragioni-per-cui-dovresti-portare-la-natura-nel-tuo-ufficio/
- OECD Better Life Index, Link.
- OECD Family Database, Link.
- Social Indicators Research (2020), “Special Issue Title: Flexible working outcomes for gender equality & worker's well-being”, 151(2)
- Unione europea (2017), “Pilastro europeo dei diritti sociali, Bruxelles”, novembre, https://doi.org/10.2792/332183