Scuola

La scuola può essere definita come un’organizzazione specializzata nell’istruzione formale, vale a dire nella trasmissione riflessiva, sistematica e sequenziale, prevalentemente rivolta alle nuove generazioni, di un insieme variamente esteso di conoscenze teoriche, di abilità pratiche e di criteri di orientamento della condotta individuale in una serie più o meno ampia di discipline e ambiti di vita. È noto che la durata della frequenza scolastica e il livello di istruzione raggiunto dalle persone condizionano in misura significativa la loro posizione in numerosi e importanti ambiti della vita associata. Proprio per gli effetti positivi dell’istruzione, l’analisi delle disuguaglianze di fronte ad essa si è venuta configurando, da tempo, come uno dei principali temi di studio entro la più generale questione della configurazione della stratificazione sociale e del grado di meritocrazia presenti in una società. 

I temi specifici identificati in tema di disuguaglianze di istruzione sono i seguenti:

• accesso all’istruzione;

• livello di istruzione e conseguimento dei titoli di studio;

• indirizzi formativi e fattori che ne condizionano la scelta;

• regolarità della carriera scolastica;

• rendimento scolastico.

La scuola può essere definita come un’organizzazione specializzata nell’istruzione formale, vale a dire nella trasmissione riflessiva, sistematica e sequenziale, prevalentemente rivolta alle nuove generazioni, di un insieme variamente esteso di conoscenze teoriche, di abilità pratiche e di criteri di orientamento della condotta individuale in una serie più o meno ampia di discipline e ambiti di vita.
È noto che la durata della frequenza scolastica e il livello di istruzione raggiunto dalle persone condizionano in misura significativa la loro posizione in numerosi e importanti ambiti della vita associata. La ricerca empirica ha, in particolare, dimostrato l’esistenza di una relazione positiva tra il grado di scolarità, da un lato, e la posizione sociale dell’occupazione svolta, l’ammontare del reddito percepito, l’ammontare e la qualità dei consumi, le chance di mobilità sociale, lo stato di salute, l’ampiezza delle reti di relazione personale, le chance di partecipazione politica e simili, dall’altro lato. Oltre che sui singoli individui, l’istruzione influisce anche sul grado di sviluppo di una società. Per l’esattezza, si è sostenuto che l’ampiezza del capitale umano posseduto da una Paese rappresenti, oggi, la principale variabile da cui dipendono le sue possibilità di crescita economica e sociale.
Proprio per gli effetti positivi dell’istruzione, l’analisi delle disuguaglianze di fronte ad essa si è venuta configurando, da tempo, come uno dei principali temi di studio entro la più generale questione della configurazione della stratificazione sociale e del grado di meritocrazia presente in una società. Al riguardo si è mostrato che la crescita dei livelli medi di scolarità verificatasi in tutti i Paesi avanzati, a partire dagli anni Cinquanta del Novecento, si è accompagnata a riduzioni assai lievi - a volte, addirittura, nulle - delle influenze nette esercitate dalle origini sociali sulle opportunità di istruzione. In altre parole, i vantaggi competitivi da sempre goduti dai figli delle classi superiori, rispetto ai discendenti dalla classi inferiori, nelle chance di accesso ai livelli di scolarità più elevati non sembrano essere stati sostanzialmente ridotti dai vari interventi di riforma in senso democratico delle strutture scolastiche succedutisi negli ultimi cinquanta o sessanta anni.
Si è, poi, mostrato che le origini sociali condizionano, oltre al grado di scolarità raggiunto dalle persone, gli indirizzi formativi da esse prescelti. Così, ad esempio, i licei sono ancora oggi frequentati prevalentemente dagli eredi delle classi sociali medie e superiori, mentre i figli delle classi inferiori si rivolgono, per lo più, all’istruzione tecnica e a quella professionale. Analogamente, le facoltà universitarie che danno accesso alle libere professioni (con la parziale esclusione di quelle di ingegneria e di economia) sono popolate soprattutto da discendenti da famiglie agiate, mentre le persone di origine sociale inferiore si concentrano principalmente nelle facoltà che indirizzano verso l’insegnamento o in quelle ad indirizzo politico, sociale e simili.
Un tempo, i livelli di scolarità, oltre che dalle classi di origine, erano fortemente condizionati dalle appartenenze di genere, a tutto svantaggio delle donne che per lungo tempo sono rimaste, mediamente, meno istruite degli uomini. A partire dagli anni Sessanta del Novecento, questo fenomeno si è progressivamente ridotto e, oggi, si è pressoché capovolto nel suo contrario. Sono, infatti, le donne a risultare, nella generalità dei Paesi avanzati, più scolarizzate delle loro controparti maschili. Cambiamenti di segno simile, ancorché più lenti, sono osservabili nella scelta degli indirizzi di studio, con le donne che sono sempre meno frequentemente vittime di fenomeni di segregazione scolastica.
L’appartenenza etnica e razziale, soprattutto quando si somma alla condizione di discendente da immigrati, rappresenta, con ogni probabilità, il fattore oggi più incisivo sottostante a processi di discriminazione scolastica di segno negativo.
Affermare che l’istruzione rappresenta un’importante risorsa di mobilità sociale (o di immobilità in posizioni socialmente privilegiate) non significa sostenere che le origini familiari siano prive di rilevo rispetto ai destini delle persone. Non solo perché - come già si è osservato -  le provenienze sociali producono significative disparità nelle opportunità di istruzione, ma anche perché esse condizionano per loro conto, e indipendentemente dal livello di scolarità, le opportunità di accesso alle varie posizioni nella stratificazione sociale. È altresì noto che, sia pure in misura differenziata secondo il loro specifico grado di fluidità sociale, in molte società avanzate le origini sociali condiziono direttamente gli stessi rendimenti sociali ed economici dei titoli di studio.