Classe sociale
Definizione
Il termine “classe” deriva dal latino in quanto nell’antica Roma esso era utilizzato dagli addetti al censimento per classificare i cittadini in base alla ricchezza, al fine di determinare gli obblighi al servizio militare (Mey e Brown, 2009).
Il sistema delle classi, che si distingue dagli altri sistemi di stratificazione sociale (schiavitù, caste, ceti) in quanto le divisioni tra gruppi non sono di diritto, bensì di fatto, nasce con la Rivoluzione francese che rappresenta l’origine dello Stato di diritto e della società moderna.
Tale sistema è caratterizzato anzitutto dall’eguaglianza formale di tutti i suoi membri davanti alla legge. Pur uguali in diritto, i cittadini non lo sono di fatto in quanto tra di loro esistono differenze sociali strutturate e quindi relativamente durature. Il concetto di classe sociale è tutt’oggi argomento di un ampio dibattito tra sociologi, che vede da una parte coloro che ritengono tale concetto anacronistico e inadatto per cercare di capire la realtà delle società contemporanee più attuali, mentre dall’altra parte vi sono sociologi che ritengono che, anche alla luce dei cambiamenti sociali avvenuti negli ultimi decenni (ad esempio, la riduzione dell’importanza del lavoro) il concetto di classe sociale sia ancora di fondamentale importanza per capire le società contemporanee in quanto influisce su numerosi aspetti della vita di un individuo. Quali siano i confini di ogni classe sociale, il numero e la fisionomia sono temi su cui non vi è uniformità di pensiero da parte degli studiosi. Di seguito vediamo i sistemi di classificazione più diffusi nella sociologia italiana.
Sylos Labini (1976, 1986)
Paolo Sylos Labini afferma che in una società capitalistica la diseguaglianza ha radici di tipo istituzionali, cioè non può essere mutata se non modificando l’intero assetto istituzionale e solo subordinatamente a ciò dipende anche dalla forza comparativa dei gruppi sociali che concorrono alla spartizione del reddito; in secondo luogo, pone la questione dell’accesso ai livelli medi e superiori dell’istruzione e dei rapporti tra distribuzione del reddito e divisione sociale del lavoro. Oggi vi è una distinzione netta tra lavoro manuale e intellettuale per cui è considerato giusto che il secondo sia remunerato meglio e riscuota maggiore prestigio del primo fondandosi su sacrifici e dispendio di tempo per lo studio. Ciò non è necessariamente vero, in quanto il tempo impiegato a studiare non comporta sacrifici maggiori del lavorare ed inoltre la possibilità di rinviare il momento di guadagnare e di sostenere le spese per gli studi dipende spesso dalle condizioni economiche della famiglia di appartenenza. La possibilità di effettuare studi superiori non rappresenta perciò un’opportunità offerta a tutti con uguale facilità. Secondo l’analisi di Sylos Labini, nella società italiana la distribuzione del reddito dipende congiuntamente dalla proprietà privata dei mezzi di produzione, dal controllo politico e amministrativo del processo di accumulazione e dai diversi gradi di istruzione e di qualificazione di coloro che lavorano. Sulla base dell’analisi della distribuzione del reddito si propone la seguente suddivisione in classi sociali:
- Borghesia: è formata da grandi proprietari dei fondi rustici e urbani, dagli imprenditori e dagli alti dirigenti di società per azioni e da professionisti.
- Piccola borghesia relativamente autonoma: è composta da lavoratori autonomi, coltivatori diretti, artigiani, commercianti.
- Piccola borghesia impiegatizia: è costituita da impiegati pubblici e privati.
- Categorie particolari della piccola borghesia: vi sono, ad esempio, militari e religiosi.
- Classe operaia: formata da braccianti e da salariati fissi in agricoltura, dagli operai dell’industria e dell’edilizia e da quelli del terziario.
- Sottoproletariato: composto da coloro che restano per lunghi periodi di tempo fuori dalla sfera di produzione in quanto disoccupati.
Sylos Labini specifica, infine, che il reddito è un elemento importante per la distinzione delle classi sociali non per il suo livello quanto per il modo attraverso cui si ottiene, in quanto ciò è condizionato dalla storia precedente della società di cui le classi costituiscono una parte integrante. Il reddito rispecchia dunque i rapporti di forza derivanti dalla lotta per il potere.
Goldthorpe (1973)
Il sociologo britannico John Goldthorpe distingue sette classi sulla base della condizione lavorativa e della situazione del mercato. La condizione lavorativa si riferisce alla posizione nella gerarchia organizzativa assunta dagli individui in quanto occupanti una data posizione occupazionale, mentre la situazione del mercato indica il complesso di vantaggi e svantaggi, sia materiali che simbolici, di cui godono i titolari dei vari ruoli lavorativi.
- Classe I: Formata da grandi imprenditori, professionisti e dirigenti di livello superiore, da persone che svolgono una occupazione ad alto reddito con forti possibilità di carriera e che comporta l’esercizio di autorità. Caratteristica essenziale di queste occupazioni è rappresentata dalla “relazione di servizio”, la quale comporta che il dipendente eserciti una autorità delegata o una conoscenza specializzata nell’interesse dell’organizzazione per la quale lavora. Egli gode quindi di una notevole autonomia di decisione e le sue prestazioni dipendono più dal grado di identificazione che ha con l’organizzazione piuttosto che dalle sanzioni esterne (Matějů et al., 1992).
- Classe II: Formata da professionisti e dirigenti di livello inferiore.
- Classe IIIa: Costituita da impiegati di livello superiore.
- Classe IIIb: Costituita da impiegati di livello inferiore.
- Classe IVa: Comprende la piccola borghesia urbana. Coloro che fanno parte di questa classe sono, a titolo di esempio, piccoli proprietari o artigiani con dipendenti ed hanno una relativa eterogeneità riguardo il livello di reddito.
- Classe IVb: Comprende la piccola borghesia urbana. Coloro che fanno parte di questa classe godono di una notevole autonomia nel lavoro ed hanno una relativa eterogeneità riguardo il livello di reddito. A titolo di esempio, si tratta di piccoli proprietari, artigiani senza dipendenti.
- Classe IVc: Comprende agricoltori e piccoli proprietari. Coloro che fanno parte di questa classe sono lavoratori autonomi nella produzione primaria.
- Classe V: Costituita da tecnici di livello più basso e da supervisori dei lavori manuali. Coloro che ne fanno parte godono di un livello di reddito abbastanza buono e di una discreta sicurezza di impiego. Essi esercitano inoltre una qualche autorità sui lavoratori di livello più basso ed hanno modeste possibilità di carriera.
- Classe VI: Formata da operai specializzati di tutti i settori di attività economica.
- Classe VIIa: Costituita da operai semi-qualificati e non qualificati di tutti i settori ad eccezione della produzione primaria.
- Classe VIIb: Costituita da agricoltori e altri lavoratori nel settore primario.
Cobalti e Schizzerotto (1994)
Come per il sistema di Goldthorpe, si considerano la condizione lavorativa, definita dalla posizione nella gerarchia organizzativa assunta dai titolari di determinati ruoli occupazionali, nonché la situazione di mercato, considerata come i vantaggi e gli svantaggi materiali e simbolici tipicamente goduti dai titolari dei vari ruoli lavorativi in virtù delle risorse negoziali collegate agli stessi ruoli. Alla luce di questi criteri, per l’Italia sono state individuate otto classi sociali (Cobalti e Schizzerotto, 1994).
- Classe 1: Costituita dagli imprenditori, nello specifico dai proprietari e dagli amministratori delegati di aziende agricole, industriali e di servizio che svolgono esclusivamente attività di direzione della vita complessiva della loro azienda.
- Classe 2: Costituita dai liberi professionisti che posseggono il monopolio dell’esercizio di un’attività intellettuale altamente specialistica.
- Classe 3: Composta da dirigenti, quindi dagli occupati alle dipendenze che ricoprono le posizioni superiori nelle gerarchie di imprese e della pubblica amministrazione. Caratteristica dei dirigenti è la discrezionalità di cui godono e il potere di coordinare, direttamente o indirettamente, il lavoro di altre persone.
- Classe 4: Formata dalla classe media impiegatizia, quindi dai lavoratori intellettuali subordinati con un livello di qualificazione medio o medio alto. Si distinguono dai dirigenti in cui essi non controllano il lavoro altrui ed hanno minori margini di autonomia.
- Classe 5: Costituita dalla piccola borghesia urbana, quindi dai proprietari e dai coadiuvanti di microimprese industriali, commerciali e di servizio. Essi presentano importanti differenze rispetto agli imprenditori inerenti alla dimensione dell’azienda posseduta e in quanto svolgono in essa anche mansioni di carattere esecutivo.
- Classe 6: Costituita dalla piccola borghesia agricola, in cui vi sono proprietari e coadiuvanti di microimprese dell’agricoltura, dell’allevamento, della caccia e della pesca. Oltre ad una diversa situazione di mercato, differisce dalla piccola borghesia urbana per i livelli inferiori di reddito.
- Classe 7: Composta dalla classe operaia urbana, in cui vi sono i lavoratori manuali e gli impiegati esecutivi a basso livello di qualificazione operanti in imprese e organizzazioni industriali, commerciali e di servizio.
- Classe 8: Composta dalla classe operaia agricola, in cui vi sono i lavoratori manuali occupati nell’agricoltura. Sono equiparati a questa classe i pensionati, i ritirati dal lavoro ed i disoccupati.
L’inconveniente principale comune ai tre sistemi di classificazione sopra descritti è la mancanza di inclusione delle persone non occupate che rappresentano una importante quota della popolazione. Il sistema basato sul reddito percepito in effetti considera anche la classe del sottoproletariato ma non tiene comunque in considerazione la classe sociale denominata dai sociologi “sottoclasse”, costituita da tutte le persone che dipendono funzionalmente dalla assistenza pubblica in quanto si trovano in uno stato permanente di povertà.
Riferimenti bibliografici
- Cobalti A. e A. Schizzerotto (1994), La mobilità sociale in Italia. L’influenza dei fattori di diseguaglianza sul destino educativo, professionale e sociale dei singoli nel nostro paese, Bologna, Il Mulino.
- Goldthorpe J.E. (1973), Introduzione alla sociologia, Torino, ISEDI.
- Matějů, P., Erikson, R., & Goldthorpe, J. H. (1992). The Constant Flux. A Study of Class Mobility in Industrial Societies, Oxford, Clarendon Press.
- Mey J. L. e K. Brown (2009), Concise Encyclopedia of Pragmatics, Amsterdam, Elsevier Science.
- Sylos Labini P. (1976), Saggio sulle classi sociali, Vol. 11, Roma e Bari, Laterza.
- Sylos Labini P. (1986), Le classi sociali negli anni'80, Roma e Bari, Laterza.
Suggerimenti di lettura
- Bagnasco A., M. Barbagli e A. Cavalli (1997), Corso di sociologia, Bologna, Il Mulino.
- Bagnasco A., M. Barbagli e A. Cavalli (2004), Elementi di sociologia, Bologna, Il Mulino.
- Cavalli A. (2001), Incontro con la sociologia, Bologna, Il Mulino.
- Goldthorpe J. e M. Jackson (2008), “Education-based meritocracy: The barriers to its realization.” In A. Lareau e D. Conley (a cura di), Social Class: How Does it Work?, New York, Russell Sage Foundation, 93–117.