Relazione tra educazione e salute
Una relazione molto stretta
Educazione e salute, fisica e mentale, sono due componenti fondamentali sia dello stato socioeconomico che del benessere di ogni individuo. L’evidenza empirica in diverse discipline sociali mostra infatti come singolarmente educazione (qui intesa nel senso più ampio di “capitale umano”, ovvero come l’insieme di capacità cognitive e non cognitive ed istruzione formale) e salute influenzino non solo comportamenti ed opportunità in diverse fasi del ciclo di vita, ma possano fortemente condizionare qualità e durata media della vita stessa.
Numerosi studi osservano una relazione stretta e reciproca tra educazione e stato di salute individuale (Grossman, 2006). Non solo educazione e salute sembrano essere intimamente legate ma appare chiaro come si influenzino costantemente tra di loro. Nonostante questo possa rendere più complessa l’analisi di questa relazione, i diversi filoni della letteratura specialistica, soprattutto economica, possono fornirci un percorso da seguire per approfondire la natura di questo rapporto. In particolare, una serie di studi ha tentato di identificare quali siano i diversi canali attraverso i quali operi l’associazione osservata tra educazione e salute.
Evidenza empirica sulla relazione tra educazione e salute
In linea di principio, la letteratura empirica nel campo della economia guarda alla relazione tra educazione e salute da due punti di vista. Un primo filone ipotizza e tenta di testare su dati prevalentemente osservazionali se la associazione tra queste due caratteristiche individuali sia in realtà il frutto della influenza di un terzo fattore. Un secondo filone invece si è principalmente interessato alla identificazione di un nesso causale tra educazione e salute, in particolare sulla possibilità che un più alto livello di capitale umano possa avere un effetto “protettivo” verso la salute.
Esiste un terzo fattore che condiziona educazione e salute?
Una serie di studi appartenenti al primo filone, iniziata con l’esplorazione empirica di Fuchs (1982), suggerisce come educazione e salute possano essere entrambe condizionate dalle preferenze individuali, in particolare dalle diverse attitudini verso scelte che implichino un certo rischio (profili di rischio) o dalla propensione a preferire il benessere presente rispetto a quello futuro (preferenze temporali). Secondo questo tipo di interpretazione, i diversi livelli di istruzione tra individui sarebbero anche il risultato di una serie di scelte relative ad istruzione e salute e che queste scelte sarebbero appunto guidate da i vari profili di rischio e preferenze temporali. Le scelte riguardanti il proseguimento degli studi dopo l’età dell’obbligo e l’assunzione di sostanze il cui consumo possa nel breve periodo provocare piacere ma con potenziali effetti negativi sulla salute nel lungo periodo (tabacco, alcol e vari tipi di droghe), sono spesso citate come esempi di scelte condizionate dalle preferenze individuali.
È forse utile ricordare che l’evidenza empirica riguardante il ruolo delle preferenze individuali come terzo fattore non appare del tutto inequivocabile (Cutler e Lleras-Muney, 2010). Tuttavia, è anche importante segnalare come difficoltà metodologiche e la scarsa disponibilità di dati più completi, possano fino ad ora avere limitato questo tipo di analisi. Studi più recenti, come per esempio quello di Golsteyn et al. (2014), che utilizzano ricchi dati longitudinali, sembrano infatti suggerire più chiaramente una influenza delle preferenze temporali sia sui livelli di scolarizzazione che di salute. Secondo Golsteyn et al. (2014) infatti, gli individui tendenzialmente meno interessati al loro benessere nel breve periodo (comparativamente al loro benessere futuro) presentano non solo una maggiore probabilità di completare gli studi (sia di scuola superiore che universitari) ma anche una minore tendenza ad una morte prematura (prima dei 50 anni) e una ridotta propensione all’obesità.
Lo stato socio-economico della famiglia di origine, lo stato di salute alla nascita ed una serie di scelte fatte dai genitori e che possono avere un impatto sulle capacità cognitive e non cognitive (comportamentali ed attitudinali) dei figli, specialmente durante l’età prescolare, sono frequentemente citati come potenziali terzi fattori in grado di condizionare capitale umano e salute. Per esempio, Bharadwaj et al. (2013) mostrano come, a parità di altre condizioni, ricevere particolare attenzione medica immediatamente dopo la nascita abbia effetti di lungo periodo positivi sia sulla aspettativa di vita che sul rendimento scolastico. Un serie di studi molto influenti nel dibattito di policy prodotti da Heckman ed altri autori (Conti et al. 2016; Heckman et al., 2013), suggeriscono come interventi tesi a migliorare capacità cognitive e attitudinali di individui in età prescolare provenienti da famiglie svantaggiate, come il Perry Preschool Project (PPP) e l’Abecedarian Project (ABC) negli Stati Uniti, abbiano effetti positivi di lungo periodo su scolarizzazione, lavoro e stipendi, stato di salute e comportamenti relativi alla salute (ridotto consumo di tabacco e alcol, soprattutto tra gli uomini, ed una più alta propensione alla attività fisica).
Alla ricerca di un nesso causale tra educazione e salute
Un secondo ed ampio filone della letteratura microeconomica applicata tenta di individuare la presenza di un vero e proprio rapporto di causalità tra educazione e salute. Un importante articolo di Lleras-Muney (2005) utilizza l’innalzamento della età dell’obbligo scolastico avvenuto tra 1915 ed il 1939 negli Stati Uniti per identificare l’effetto di un incremento degli anni di istruzione obbligatoria sulla aspettativa di vita degli individui. I risultati di questo articolo mostrano come anche solo l’incremento di un anno di scuola dell’obbligo possa diminuire in maniera significativa la probabilità di una morte prematura (in questo caso definita come mortalità prima dei 35 anni) e più in generale aumentare l’aspettativa di vita di circa 1,7 anni. Tuttavia, il dibattito sulla presenza di un effetto casuale diretto non sembra essersi esaurito in quanto studi più recenti, compresi anche quelli che utilizzano variazioni della età dell’obbligo scolastico in altri paesi, sembrano identificare sia effetti più deboli che sostanzialmente nulli su varie misure legate alla salute (Braakmann, 2011).
Infine, alcuni autori hanno esplorato la possibilità che non solo la quantità ma la qualità della istruzione formale possa avere un effetto sulla salute sfruttando altre riforme scolastiche, come per esempio le Comprehensive Schooling Reforms (CSR) implementate in Inghilterra e nel Galles a cavallo tra il 1960-70 e che includevano la creazione di nuovi tipi di scuole (grammar schools e secondary modern schools). Nel valutare gli effetti di lungo periodo delle CSR, Jones et al. (2011) osservano che la qualità della istruzione (definita dal tipo di scuola) sembra avere un effetto protettivo nel lungo periodo sulla salute mentale e su gli stili di vita legati alla salute, inclusa una minore propensione al fumo.
Le differenze tra i risultati ottenuti fino ora potrebbero dipendere sia dalle diverse definizioni di mortalità e stato di salute che dalla difficoltà ad isolare gli effetti dell’innalzamento dell’obbligo scolastico da altre e concomitanti politiche pubbliche, in particolare quelle politiche di salute pubblica che potrebbero avere contribuito all’incremento della aspettativa di vita durante i periodi esaminati.
Brevi considerazioni conclusive
Esiste uno rapporto stretto tra educazione e salute e l’evidenza empirica prodotta fino ad ora può fornire alcune interessanti chiavi di interpretazione di questa relazione. Nonostante le difficoltà metodologiche nella identificazione di una relazione causale diretta, è indubbio che queste due caratteristiche individuali si influenzino a vicenda. Sembra anche ragionevole concludere che un più alto livello di capitale umano abbia tendenzialmente un effetto positivo e duraturo sullo stato di salute di un individuo.
Gli studi proposti negli ultimi anni, principalmente da Heckman ed i suoi coautori, riguardo agli effetti di lungo periodo su educazione e salute di programmi preposti a potenziare capacità cognitive ed attitudinali durante l’età prescolare, appaiono particolarmente promettenti. Questo tipo di studi infatti non solo identifica importanti canali di trasmissione tra educazione e salute ma anche la tempistica più adeguata a un eventuale intervento di politiche pubbliche volte a garantirne un miglioramento.
Riferimenti bibliografici
- Braakmann N. (2011), “The causal relationship between education, health and health related behaviour: Evidence from a natural experiment in England”, Journal of Health Economics, 30(4), 753-763.
- Bharadwaj P., K.V. Løken e C. Neilson (2013), “Early life health interventions and academic achievement”, American Economic Review, 103(5), 1862-91.
- Conti G., J.J. Heckman e R. Pinto (2016), “The effects of two influential early childhood interventions on health and healthy behaviour”, The Economic Journal, 126(596), F28-F65.
- Cutler D.M. e A. Lleras-Muney (2010), “Understanding differences in health behaviors by education”, Journal of Health Economics, 29(1), 1-28.
- Fuchs V.R. (1982), “Time preference and health: an exploratory study”. In V.R. Fuchs (a cura di), Economic Aspects of Health, Chicago, University of Chicago Press.
- Golsteyn B.H., H. Grönqvist e L. Lindahl (2014), “Adolescent time preferences predict lifetime outcomes”, The Economic Journal, 124(580), F739-F761.
- Grossman M. (2006), “Education and nonmarket outcomes”. In E. Hanushek e F. Welch (a cura di), Handbook of the Economics of Education, 1, 577–633, Amsterdam: North-Holland, Elsevier Science.
- Heckman J., R. Pinto e P. Savelyev (2013), “Understanding the mechanisms through which an influential early childhood program boosted adult outcomes”, American Economic Review, 103(6), 2052-86.
- Jones A.M., N. Rice e P. Rosa Dias (2011), “Long-term effects of school quality on health and lifestyle: Evidence from comprehensive schooling reforms in England”, Journal of Human Capital, 5(3), 342-376.
- Lleras-Muney A. (2005), “The relationship between education and adult mortality in the United States”, The Review of Economic Studies, 72(1), 189-221.
Suggerimenti di lettura
- Almlund M., A.L. Duckworth, J. Heckman e T. Kautz (2011), “Personality psychology and economics”, Handbook of the Economics of Education, 4, 1-181, Elsevier.
- Cunha F., J.J. Heckman e S.M. Schennach (2010), “Estimating the technology of cognitive and noncognitive skill formation”, Econometrica, 78(3), 883-931.
- Cutler D.M., W. Huang e A. Lleras-Muney (2015), “When does education matter? The protective effect of education for cohorts graduating in bad times”, Social Science & Medicine, 127, 63-73.
- Grossman M. (2000), “The human capital model”, Handbook of health economics, 1, 347-408, Elsevier.
- Heckman J.J. (2006), “Skill formation and the economics of investing in disadvantaged children”, Science, 312(5782), 1900-1902.
- Heckman J., S.H. Moon, R. Pinto, P. Savelyev e A. Yavitz (2010), “Analyzing social experiments as implemented: A reexamination of the evidence from the HighScope Perry Preschool Program”, Quantitative economics, 1(1), 1-46.