Educazione finanziaria
Definizione
L’educazione finanziaria è il processo attraverso il quale i cittadini possono migliorare la propria alfabetizzazione finanziaria, vale a dire l’insieme delle conoscenze, dei comportamenti e delle attitudini necessari/e per prendere delle decisioni finanziarie adeguate alle proprie esigenze, contribuendo al raggiungimento del benessere individuale. Una migliore alfabetizzazione finanziaria dei cittadini può favorirne l’inclusione sociale, riducendo le diseguaglianze.
Decisioni finanziarie inappropriate – come indebitamenti eccessivi rispetto al reddito o investimenti in strumenti molto rischiosi – possono dare luogo a situazioni di tensione finanziaria per una persona, tramutandosi in un abbassamento della qualità della vita. Gli effetti negativi sul benessere dei cittadini per errori nelle scelte finanziarie sono particolarmente acuti durante le recessioni. In queste fasi una buona alfabetizzazione finanziaria può contribuire a una migliore resilienza degli individui.
L’errata assunzione di razionalità economica
Per molto tempo l’assunzione di razionalità degli agenti ha reso difficile per gli economisti concepire l’idea di errori sistematici compiuti dagli individui nelle scelte, finanziarie e non. Malgrado i contributi di Herbert Simon sulla razionalità limitata e le analisi dei contesti economici con asimmetrie informative – dominati dai fenomeni di azzardo morale e selezione avversa – solo dall’inizio del terzo millennio gli economisti hanno prestato un’attenzione specifica all’alfabetizzazione finanziaria.
Sotto il profilo teorico, i contributi di economia comportamentale di Daniel Kahneman e Richard Thaler, che hanno portato all’attribuzione del premio Nobel, hanno sottolineato che gli individui non sono razionali nell’accezione proposta dalla teoria economica (Kahneman, 2012; Thaler, 1979). Spesso non sono in grado di calcolare probabilità. Effettuano scelte sulla base di euristiche, vale a dire regole del pollice intuitive e non rigorose. Tendono ad avere un’eccessiva preferenza per il presente, senza cogliere appieno l’utilità di piani pensionistici e assicurativi; usano una contabilità mentale che porta a valutare come diversi i soldi spesi in contanti rispetto a quelli spesi con le carte; cadono nell’effetto dotazione, attribuendo più valore a un bene che già possiedono (ad esempio un appartamento ricevuto in eredità), rispetto alla cifra che sarebbero disposti a pagare per acquistarlo; soffrono di effetti di inquadramento, facendosi influenzare da come una notizia viene presentata; sono eccessivamente fiduciosi nelle loro capacità e conoscenze; non ammettono di aver compiuto errori e perseverano in scelte sbagliate per non contraddirsi; non diversificano gli investimenti. Nello stesso ambito culturale si collocano le ricerche di finanza comportamentale, di cui Robert Shiller, anche lui insignito del premio Nobel, è stato un antesignano.
È stata soprattutto la crisi del 2007-2009, culminata nel fallimento della banca di investimenti Lehman Brothers nel settembre del 2008, a rafforzare in tutto il mondo l’interesse per le scelte finanziarie dei cittadini. Eccessivi livelli di indebitamento delle famiglie – si pensi alla diffusione dei mutui subprime negli Stati Uniti – sono stati una delle cause iniziali della crisi. Gli individui, inoltre, avevano effettuato investimenti rischiosi, senza percepirne le reali caratteristiche. Gli economisti hanno così rivolto un’attenzione maggiore che in passato alla fragilità finanziaria delle famiglie.
Misurare l’alfabetizzazione finanziaria
Come ricordato, l’alfabetizzazione finanziaria si articola in tre profili: conoscenze; comportamenti; attitudini. Le conoscenze comprendono la capacità dei soggetti di capire nozioni come l’inflazione, il tasso d’interesse, la differenza tra un tasso di interesse semplice e uno composto, la diversificazione del rischio. I comportamenti si riferiscono alla fissazione di obiettivi finanziari di lungo termine, come la programmazione di un bilancio familiare. Le attitudini considerano gli atteggiamenti delle persone, ad esempio nei confronti della massimizzazione del benessere oggi, a scapito del domani, e verso il risparmio precauzionale.
Le indagini segnalano un livello insufficiente di alfabetizzazione finanziaria degli italiani. Tra gli adulti, l’Indagine sull’Alfabetizzazione e le Competenze Finanziarie degli Italiani (IACOFI), condotta dalla Banca d’Italia nel 2017 e nel 2020, conferma un’alfabetizzazione ancora bassa della nostra popolazione; l’iniziativa si inserisce nella rilevazione dell’International Network for Financial Education (INFE), attivo nell’ambito dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).
Alcuni dati per l’Italia
In dettaglio, secondo l’indagine IACOFI condotta nei primi due mesi del 2020, l’indicatore complessivo – conoscenza, comportamento, attitudine – degli italiani è 11,2 su una scala da 0 a 21; l’Italia continua a collocarsi agli ultimi posti della classifica, anche se il confronto tra i paesi che partecipano all’indagine dell’OCSE va operato con cautela, perché si tratta di statistiche non pienamente armonizzate. Rispetto al 2017, l’indicatore di conoscenza dell’Italia registra un miglioramento (Di Salvatore et al., 2018). L’indicatore di comportamento, già sotto la media internazionale nella precedente indagine, è in lieve peggioramento. Al contrario l’indicatore di attitudine è rimasto stabile; l’Italia ha un valore in linea con la media degli altri paesi (D’Alessio et al., 2020).
Nel maggio del 2020 l’OCSE ha presentato i risultati della terza rilevazione PISA 2018 sull’alfabetizzazione finanziaria degli studenti di 15 anni; le precedenti indagini PISA si riferivano al 2015 e al 2012. Tra i venti paesi partecipanti nel 2018, gli studenti italiani hanno conseguito un punteggio di 476, contro una media OCSE di 505, collocandosi tra il 12° e il 13° posto in classifica. L’Italia è il paese con la differenza di genere, a sfavore delle ragazze, più elevata. Nell’alfabetizzazione finanziaria, come negli altri domini di PISA, il Nord fa meglio del Sud e delle Isole. Gli studenti dei licei hanno punteggi più alti degli altri, mentre i coetanei degli istituti professionali e dei centri di formazione professionale sono drammaticamente in ritardo. L’Italia è il paese con la percentuale più bassa di studenti cui fa piacere parlare di denaro e argomenti collegati ai soldi.
Le cause della bassa alfabetizzazione finanziaria
Le cause della minore alfabetizzazione finanziaria degli italiani sono molteplici e ancora in buona parte da investigare. La relativamente alta propensione al risparmio, soprattutto rispetto ai paesi anglosassoni, potrebbe aver determinato il basso rapporto tra indebitamento e reddito disponibile, uno dei più contenuti tra quelli dei paesi avanzati: ma potrebbe anche aver contribuito allo scarso interesse per concetti come il tasso di interesse. La prevalenza, fino a tempi recenti, di sistemi pensionistici pubblici e di un sistema di sanità pubblica universale, si sono tramutati in bassa propensione all’acquisto di strumenti assicurativi e investimenti previdenziali, riducendo la dimestichezza con nozioni finanziarie di base, come rischio e rendimento. Nello stesso senso ha agito il rapporto tra capitalizzazione di Borsa e PIL, basso in Italia nel confronto internazionale; la partecipazione diretta e indiretta degli italiani ai mercati finanziari è minore rispetto agli altri paesi avanzati. La bassa alfabetizzazione finanziaria potrebbe essere correlata alle competenze linguistiche e matematiche non lusinghiere degli adulti e degli studenti italiani. Infine, in Italia i giovani iniziano a lavorare ed escono dalla casa della famiglia d’origine molto più tardi rispetto ai coetanei degli altri paesi: ciò potrebbe contribuire allo scarso interesse per le questioni finanziarie.
Come migliorare?
I ritardi di molti paesi possono essere, almeno in parte, superati con interventi miranti a migliorare l’alfabetizzazione finanziaria dei partecipanti, accrescendone le capacità di adottare comportamenti consapevoli. Infatti, secondo la definizione proposta in OCSE (2005) l’educazione finanziaria è “il processo attraverso il quale i consumatori/investitori migliorano la loro comprensione dei prodotti, dei concetti e dei rischi finanziari e, attraverso informazioni, istruzioni e/o consigli oggettivi, sviluppano le competenze e la fiducia per diventare più consapevoli dei rischi e delle opportunità finanziarie, per fare scelte informate, per sapere dove andare a chiedere aiuto e per intraprendere altre azioni efficaci per migliorare il loro benessere finanziario”.
In letteratura i risultati empirici sui benefici delle iniziative dell’educazione finanziaria non sono univoci. In passato hanno prevalso conclusioni pessimiste. Più di recente i ricercatori sono giunti a valutazioni più ottimiste, secondo le quali i partecipanti a programmi di educazione finanziaria aumentano le loro conoscenze e migliorano i loro comportamenti, con impatti analoghi a quelli ottenuti dalle iniziative per accrescere le capacità di matematica o lettura e dalle campagne di sensibilizzazione su salute e ambiente (Kaiser et al., 2020). C’è consenso sulla necessità di approfondire le analisi. I lavori di ricerca sul tema stanno crescendo, tanto che di recente è stato introdotto il codice G53 per identificare la financial literacy come specifico field nella classificazione del Journal of Economic Literature.
La questione chiave è come disegnare iniziative che incidano sui modelli decisionali degli individui (Paladino, 2019). Progettare interventi efficaci è un esercizio complesso, che richiede competenze diversificate: finanziarie, didattiche, tecnologiche, comunicative. Per veicolare i concetti, spesso complessi, è necessario individuare gli strumenti e i canali più opportuni in base ai bisogni dei destinatari. Inoltre, poiché le decisioni finanziarie permeano l’intero ciclo di vita di un individuo, la formazione dovrebbe adeguarsi alle necessità dei soggetti nel tempo, dedicando un’attenzione particolare ai giovani; le evidenze sui processi di apprendimento segnalano che per incidere sui comportamenti la familiarizzazione con i temi finanziari deve avvenire presto nella vita, ben prima che vengano effettuate le scelte. È necessario che la scuola svolga un ruolo centrale per l’educazione finanziaria, anche perché essa favorisce il raggiungimento della parità di opportunità.
Molti paesi stanno già sostenendo investimenti, spesso consistenti, per iniziative volte ad accrescere l’alfabetizzazione finanziaria della popolazione. L’importanza attribuita all’educazione finanziaria come elemento di benessere ha favorito l’attenzione dei consessi internazionali sulle migliori strategie per promuoverla. Nel 2012 i paesi del G20 hanno riconosciuto l’importanza del coordinamento dell’azione, avallando gli OECD-INFE High-Level Principles on National Strategies for Financial Education. Tali raccomandazioni sottolineano la necessità di una Strategia Nazionale di Educazione Finanziaria (SNEF), ovvero di un quadro unitario che ne riconosca l’importanza, identifichi un centro di coordinamento, favorisca la cooperazione tra più organismi, definisca obiettivi misurabili e un piano di azione per raggiungerli.
Il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria e l’azione della Banca d’Italia
Anche l’Italia ha attivato una cabina di regia per l’educazione finanziaria. Il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria, introdotto dal legislatore nel 2017, ha l’obiettivo di “promuovere e coordinare iniziative per innalzare conoscenza e competenze finanziarie, assicurative e previdenziali e migliorare per tutti la capacità di fare scelte coerenti con i propri obiettivi e le proprie condizioni”. Il Comitato è presieduto da un Direttore, nominato dal Ministero dell’Economia e delle finanze ed è composto da undici membri designati da: Ministro dell'Economia e delle finanze, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Ministro dello sviluppo economico, Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Banca d'Italia, Consob, IVASS, COVIP, Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti, Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo dei consulenti finanziari.
Con l’istituzione del Comitato anche l’Italia si è così dotata di una strategia nazionale per l’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale, ponendosi l’obiettivo di creare un eco-sistema che favorisca condizioni per iniziative coordinate ed efficaci. Come evidenziato dal Censimento sull’offerta di educazione finanziaria promosso dal Comitato nel 2018, anche allo scopo di definire la strategia, nel periodo 2015-17 le iniziative sul territorio, pari a 188, erano ancora eterogenee, in linea con un’analoga rilevazione relativa al triennio precedente. Nel 2015-17 erano comunque cresciute l’offerta di proposte strutturate e l’attenzione al monitoraggio dei risultati (Rampazzi et al., 2019). Il coordinamento di tutti i soggetti coinvolti, pubblici e privati, e la ricerca di sinergie nell’offerta sono elementi essenziali per indirizzare le iniziative verso le metodologie più efficaci per i diversi obiettivi e favorire un utilizzo più efficiente delle risorse disponibili.
Nei primi anni di attività, il Comitato ha realizzato il portale di informazione ed educazione finanziaria, previdenziale ed assicurativa Quellocheconta; ha istituito a ottobre il Mese dell’educazione finanziaria; ha promosso le Olimpiadi di Economia e Finanza per gli studenti delle scuole secondarie di 2° grado. La formulazione di linee guida, prevista per l’estate del 2020, che definiscano gli obiettivi da raggiungere per accrescere l’alfabetizzazione di giovani e adulti, concorrerà a favorire la progettazione di iniziative più funzionali e di qualità.
Già prima dell’istituzione del Comitato, la Banca d’Italia era stata precorritrice dell’educazione finanziaria, nella convinzione che clienti capaci di autotutelarsi favoriscono il buon funzionamento del mercato, rappresentando un presidio per rafforzarne la tutela e promuovere la sana e prudente gestione degli intermediari (Romagnoli e Trifilidis, 2013; Montanaro e Romagnoli, 2016). Nel tempo, l’impegno si è concretizzato in numerose iniziative, destinate a giovani e adulti su tutto il territorio nazionale, anche attraverso i canali digitali. Il portale L'Economia per tutti, si pone in naturale continuità con il portale Quellocheconta, offrendo esperienze di apprendimento, notizie, video, calcolatori, giochi e info-grafiche. La Banca d’Italia ha promosso la propria azione attingendo alle migliori esperienze internazionali e presentando analisi sui livelli di alfabetizzazione di giovani e adulti, sull’impatto dei progetti, sull’offerta di educazione finanziaria; l’Istituto concorre alle attività del Comitato, nella convinzione che solo un’azione congiunta di tutti gli enti che ne fanno parte possa portare a risultati sostanziali. Per migliorare l’opera di promozione della cultura finanziaria, nel giugno del 2020 la Banca d’Italia ha istituito il nuovo Servizio Educazione finanziaria.
Riferimenti bibliografici
- D’Alessio G., R. De Bonis, A. Neri, C. Rampazzi (2020), “L’alfabetizzazione finanziaria degli italiani: i risultati dell’indagine della Banca d’Italia nel 2020, Banca d’Italia”, mimeo.
- Di Salvatore A., F. Franceschi, A. Neri e F. Zanichelli (2018), “Measuring the financial literacy of the adult population: the experience of Banca d’Italia”, Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza, 435.
- Kaiser T., A. Lusardi, L. Menkhoff e C. J. Urban (2020), “Financial Education Affects Financial Knowledge and Downstream Behaviors”, NBER Working Paper, 27057.
- Kahneman D. (2012), Pensieri lenti, pensieri veloci, Milano, Mondadori.
- Montanaro P. e A. Romagnoli (2016), “La financial literacy in PISA 2012: un'analisi dei risultati e il ruolo delle famiglie in Italia”, Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza, 335.
- OCSE (2005), Recommendation on Principles and Good Practices for Financial Education and Awareness, Recommendation of the Council, Parigi, OCSE.
- Paladino G. (2019), “Educazione finanziaria per tutti: dalla teoria alla pratica”, in Laboratorio di Analisi monetaria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (a cura di), Educazione finanziaria in Italia: a che punto siamo?, 36-52, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa.
- Rampazzi C., A. Romagnoli e A. Staderini (2019), Principali risultati del Censimento delle iniziative di educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale realizzate in Italia nel triennio 2015-2017, Roma, Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria.
- Romagnoli A. e M. Trifilidis (2013), “Does financial education at school work? Evidence from Italy”, Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza, 1552.
- Thaler R. (1979), “Toward a positive theory of consumer choice”, Journal of Economic Behavior and Organization, 1, 39-60.
Suggerimenti di lettura
- De Bonis R. (2018), “Michael Lewis, ‘Un’amicizia da Nobel. Kahneman e Tversky, l’incontro che ha cambiato il nostro modo di pensare’”, Università di Urbino, Argomenti, 11.
- Fox J. (2015), “From Economic Man to Behavioral Economics”, Harvard Business Review, maggio 2015, 78-85.
- Kahneman D. e A. Tversky (1974), “Judgment under Uncertainty: Heuristics and Biases”, Science, 27, 1124-1131.
- Kahneman D. e A. Tversky (1979), “Prospect Theory: An Analysis of Decision under Risk”, Econometrica, 47(2), 263-292.
- Thaler R. e Cass R. Sunstein (2008), “Nudge. Improving decisions about health, wealth and happiness”, New Haven (Connecticut), Yale University Press.
- Visco I. e G. Zevi (2019), “Bounded rationality and expectations in economics”, in R. Viale (a cura di), Handbook of Bounded Rationality, Londra, Routledge.